News | 17 giugno 2024

Il 18 giugno è la giornata internazionale del Pic nic

World pic nic day: storia, curiosità e regole con l'esperta di galateo e bon ton, Barbara Ronchi della Rocca

Il 18 giugno è la giornata internazionale del Pic nic

Dopo l’emergenza Coronavirus il mondo della ristorazione ha riscoperto l’importanza del mangiare all’aria aperta. Non parliamo soltanto del dehors, che consente di limitare i danni dovuti al distanziamento dei tavoli, ma anche dei temporary restaurant che nascono come funghi nei giardini e parchi di tutto lo stivale. Crescendo la voglia di stare all’aria aperta, immersi nel verde della natura, il pic nic è tornato di grande attualità. Molti ristoranti offrono cestini con delicate e prelibate vivande; cantine e agriturismi offrono scampagnate in posti di incantevole bellezza; grigliate e barbecue nei boschi che diventano imperdibili eventi per un momento di relax a contatto diretto con la natura.

Il pic nic conta su moltissimi estimatori fra giovani e anziani, conta su migliaia di gruppi Facebook e su milioni di hashtag su Instagram e oggi si festeggia anche il World Picnic Day.

Viene festeggiato in tutto il mondo e nel Regno Unito gli viene dedicata l’intera settimana che segna l’inizio della primavera. Il termine pic nic deriva dal francese piquer, spilluzzicare e nique, piccola cosa, ma il termine non deve trarvi in inganno perché ha una tradizione ricca di storia, che parte fin dall’antichità.  È facilissimo da realizzare: basta scegliere un bel posto, una coperta ed un cestino con pietanze e vivande ed il successo è assicurato.

Facilità e semplicità i segreti del suo successo

Una bella coperta stesa sul prato all’ombra di un grande albero con bevande fresche, cibi leggeri e semplici, ma sempre di qualità, sono la garanzia di successo. Da evitare il modello grande abbuffata spesso dovuta all’eccessivo entusiasmo dei partecipanti. In Italia una delle prime immagini che ci richiama il pic nic è Alberto Sordi in canottiera, sulla piazzola dell’autostrada, seduto a un tavolino pieghevole in compagnia di voraci matrone taglia extralarge che si abbuffano di abbacchio e pasta al forno.

Il parere dell’esperta

Per scoprire la sua storia e per conoscere le regole perfette del galateo del pic nic abbiamo intervistato Barbara Ronchi della Rocca, esperta di Galateo e bon ton, che ci svela la sua storia e regala qualche curiosità.

Già gli antichi romani amavano organizzare merende bucoliche nelle grotte, vicino a una sorgente, o in casupole costruite sugli alberi. Plinio nella sua quinta epistola ricorda un pranzo all’aperto accanto alle fontane del parco della sua villa Tuscolana, con i cibi contenuti in vassoi sagomati a forma di barchetta, che galleggiano da un commensale all’altro. E nel Decamerone Nastagio degli Onesti “fece magnificamente apprestar da mangiare e fece le tavole mettere sotto i pini”.

Ci furono anche pic nic devoti, come quello organizzato da S. Filippo Neri che, in occasione del pellegrinaggio delle sette chiese di Roma, da lui inventato. Forniva ai partecipanti, solo uomini, perchè le donne non erano ammesse, un involto con una pagnotta di pane, due mele, un pezzo di formaggio, due fette di salame, mezza provatura. In più un fiasco di vino ogni due persone.

Nell’Ottocento invece reali e aristocratici consumavano all’aperto delle “Colazioni da caccia” di cui Alexandre Dumas nel suo Grand dictionnaire de cuisine (1872) ci fornisce un menu: hors d’oeuvre di melone, pasticcio di pollame e prosciutto, lepre in salmì à la minute, stufato di coniglio giovane alla cacciatora, cosciotto d’agnello con fagioli bianchi, insalata, crema alla paesana. Per dessert torta farcita, formaggio, frutta e pasticcini. Vini chablis, fleury, champagne, caffè e cognac.

Se amate la semplicità bucolica – come la Regina Elisabetta – ve la caverete benissimo con la classica la tovaglia-plaid a quadretti su cui disporre pane e salame e polli arrosto su piatti di carta.  Niente piatti né posate invece nella tradizione del pic nic all’americana: non i banali hamburger party del 4 luglio, ma veri, raffinati riti sociali di cui erano inarrivabili modelli i Kennedy e i Rockefeller: ciambelline salate con formaggio o salmone e panna acida, panini vari, bistecche e salsicce arrostite secondo i dettami dell’indiscusso best seller di Steven Raichlen “The barbecue Bible”, e tanta frutta e verdura. Da bere, solo acqua e menta e thè freddo.

Rivive come divertimento di qualità, offerto da ristoranti, alberghi, ma anche musei e agriturismi: può essere una pausa a buon mercato durante la visita a un museo, o una gita in elicottero o in Rolls Royce per Vip senza problemi di budget. A Berlino il Juedisches Museum, (il Museo ebraico) offre ai suoi visitatori la possibilità di un pranzo kasher nel prato antistante l’edificio; la guest house del parco nazionale del Mueritz, nella profonda Germania Est, propone ricette revival della vita semplice di una volta: pollo grigliato, patate, polpette berlinesi, spumante secco locale.

 

Il pic nic dei londinesi

È  invece un cartoccio di Fish & chips da mangiare seduti su una panchina del parco: con un senso tutto british del compromesso accettano che il cibo sia correttamente avvolto in carta per alimenti, come imposto dall’Ufficio di Igiene, ma poi pretendono anche che sia incartato nella classica carta di giornale, come una volta. I più snob esigono che sia un foglio del Times!

In Italia

Non c’è solo Alberto Sordi, di cui abbiamo detto sopra, ma abbiamo altri modelli mondani cui ispirarci. Dal rituale pic nic cortinese del 16 agosto a casa Marzotto, (menu: carne alla brace  e cibi fusion, e tutti  in costume tipico ampezzano) al  Déjeuner sur l’herbe ottobrino  nel parco secolare dei castelli friulani di Strassoldo di sopra e di sotto, con bio-delikatessen  tradizionali accompagnati da brûlé di mela; a quelli fiorentini dei principi Corsini; fino  alle splendide “merende sinoire” tradizionali piemontesi, che durano dal crepuscolo a notte alta, fondendo appunto merenda e cena, con una infinita serie (fino a 50!)  di leccornie fredde e calde che – erroneamente – qualcuno chiama antipasti.

Un pic nic senza errori

Qualunque sia la nostra versione di pic nic, casereccio o raffinato, su un prato, in giardino o dovunque si respiri aria di vacanza, prepariamo accanto agli immancabili panini, insalate, quiches, crostate, macedonie, tutti cibi stuzzicanti ma veloci da preparare, da mangiare felicemente con le mani, o con posate e piatti di plastica, ma senza colare sughi e olio dappertutto. Da bere, acqua e succhi di frutta, ma anche freschissime bollicine; nel qual caso, i bicchieri di vetro sono irrinunciabili. Saranno piccoli tumbler, senza piede, come in un quadro di Manet.

Poche regole ma essenziali

Non commettiamo l’errore di credere che un’occasione così non conosca galateo, perché alcune regole fisse da rispettare ci sono sempre: vestiamoci in modo pratico, rinunciando a gonne, sciarpe e a tutto ciò che limita i movimenti, si stropiccia, si impiglia, si macchia. Il guardaroba giusto è fatto di pantaloni corti e lunghi, così da poterci sedere senza preoccupazioni e senza dare scandalo, camicie o t-shirt, maglioncini per la sera. E solo sandali bassi ed espadrillas, o sneakers; ma non togliamoci le scarpe se abbiamo camminato per più di cinque minuti.

Preferibilmente plastic free

Portiamoci via tutti gli avanzi, biodegradabili e non e prestiamo. Dobbiamo infatti prestare massima attenzione all’ambiente, lasciando il posto pulito e senza tracce del nostro passaggio. Il pic nic deve essere possibilmente a impatto zero, evitando di utilizzare piatti e bicchieri di plastica.

Claudio Porchia