Anche se il tartufo, sia esso bianco o nero (ma in realtà in Italia ne esistono ben 9 tipologie,) è una delle delizie gastronomiche più apprezzate del nostro paese, i suoi “luoghi”, quelli dove da sempre viene cavato o coltivato, nell’ immaginario collettivo e, devo ammettere , anche nel mio, spesso risultavano limitati a quelli più famosi e internazionalmente conosciuti. Parliamo dunque di Alba e delle Langhe, di San Miniato in Toscana, di Norcia e dell’Umbria in generale, di Acqualagna e Pergola nelle Marche, per citarne alcuni.
Ma la preziosa guida, L’Italia del Tartufo, Città Paesi e territori 2023-2024, appena edita dalla casa editrice romana Typimedia per la collana “Le Tartarughine”, narra un’altra storia, portandoci in ben 138 luoghi, qui definiti “campanili”, e tutti legati al tartufo. Perché, come sottolinea il curatore Gianluca Carrabs essa, “ nata per raccontare la straordinaria varietà dell’Italia del tartufo, ci parla di un prodotto che non è appannaggio esclusivo di alcune località. Un fungo ipogeo,simbionte, stagionale, presente in tutta Italia , nelle sue nove varietà edibili. Alcune delle realtà che raccontiamo lo valorizzano da cento anni, altre solo ora ne hanno colto il valore, ma è indiscutibile che si tratti di un’eccellenza che crea un’economia sostenibile reale nelle nostre aree interne”.
E, dunque, ci troviamo di fronte a un ponderoso lavoro, davvero unico nella sua varietà e completezza, dove, sotto la guida di Carrabs, ideatore del progetto, esperto di economia delle risorse alimentari e dell’ambiente, il tartufo ci viene narrato in tutte le sfaccettature, innanzitutto nelle sue varietà, da un micologo e naturalista, e poi da altri specialisti, siano essi cavatori, ex responsabili del Centro sperimentale di tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado, o il direttore artistico dell’Accademia del Tartufo del mondo. Non mancano neppure pagine intriganti, redatte da una psicologa, psicoterapeuta e sessuologa, sul potere afrodisiaco del tubero, e altre di un critico cinematografico sul tartufo nella letteratura e nel cinema. E quella, che incanterà gli amanti degli animali, dedicata al rapporto tra il cavatore e i suoi cani.
Detto questo, si passa a un ”tour con il tartufo tra antiche ricette e nuove invenzioni”, per poi giungere infine alla parte più consistente della guida, ai 138 campanili. Ed è qui che, compiendo un viaggio in quasi tutte le regioni italiane, isole comprese, si scopre quanto esso, la cui cultura, legata alla tradizione della cerca e cavatura, è stata riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio immateriale nel 2021, sia ampiamente diffuso e rappresenti davvero una ricchezza non solo gastronomica , essendo anche ” un simbolo della biodiversità e di saperi tramandati di generazione in generazione” . A ogni luogo, dai più conosciuti fino ai piccoli borghi, che spesso si rivelano un’autentica scoperta, sono dedicate due pagine, a narrarne la storia, le bellezze, le possibilità turistiche, i luoghi dove acquistare il tartufo e altre eccellenze del territorio, senza dimenticare altri indirizzi utili per un piacevole soggiorno, dunque ristoranti, trattorie, alberghi e bed &breakfast. Non possono poi mancare gli eventi , fra cui moltissime sono le fiere e mostre mercato dedicate al tartufo. E, dulcis in fundo, c’è anche una ricetta tipica con cui cimentarsi. I Qr-code rimandano a contenuti digitali esclusivi.
La prima presentazione dell’ Italia del Tartufo, a cui ne seguiranno molte altre in tutto il Bel Paese (il 30 settembre a Urbino , nell’ambito de le “Cento Miglia del Gusto attraverso le Terre del Tartufo”), ha avuto luogo il 14 settembre a Roma in una location speciale, quella dell’ACI –Automobile Club d’Italia, partner del progetto insieme all’Associazione Nazionale Città del Tartufo. Vi hanno partecipato , oltre al curatore e all’editore di Typimedia Luigi Carletti, il vicepresidente del Consiglio Regionale del Lazio Giuseppe Emanuele Cangemi, il Presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani, e il presidente dell’Associazione Nazionale città del Tartufo Michele Boscagli. Un tale evento non poteva che concludersi con una degustazione sulla terrazza panoramica dell’ACI, impreziosita dal tartufo nero estivo e da quello nero di Bagnoli in Irpinia, curata dall’Istituto alberghiero Tor Carbone A.Narducci, sotto la guida dello chef Felice Santodonato.