I Crocus sono piccole bulbose perenni appartenenti alla famiglia delle Iridacee, che fiorendo allo scioglimento delle nevi, danno il benvenuto alla primavera colorando i prati montani. Il nome scientifico Crocus deriva dal greco kròke che significa “filamento” in riferimento ai lunghi stigmi che caratterizzano i fiori delle varie specie. Le prime documentazioni scientifiche le abbiamo da Teofrasto di Efeso, filosofo e botanico greco antico vissuto nel 300 a.C. nonché discepolo di Aristotele. In molti brani dei suoi dieci libri, Teofrasto, descrive la morfologia dei Crocus, parlando dei loro bulbi, della forma delle foglie, della singolarità dei fiori e in particolare dell’utilità alimentare del Crocus sativus: il più famoso della schiera e meglio conosciuto come Zafferano.
Già da allora infatti, la pregiata spezia era alla base di un fiorente commercio il cui monopolio era saldamente in mano agli intraprendenti Fenici. Nell'antica Grecia, i Crocus erano considerati “fiori della fertilità” e per questo si spargevano nei letti nuziali quali simbolo di vita e di procreazione. Invece nell'antica Roma venivano utilizzati per accompagnare i defunti nel viaggio verso l’aldilà, i fiori erano infatti adagiati sulle tombe come auspicio per una vita ultraterrena. A proposito del già citato Crocus sativus, da secoli utilizzato quale spezia è originario dell'area orientale dei Mediterraneo. Durante il Medioevo il suo commercio era svolto principalmente da Genova e da Venezia che lo acquistavano in Oriente. Ben presto, però, il continuo incremento della richiesta ne fece diffondere la coltivazione anche in Europa. In Italia fu importato intorno al 1300 dal frate Domenico Cantucci, appassionato erborista. Terminata la sua opera di inquisitore nella Spagna di Filippo II, padre Cantucci portò i bulbi di questa spezia nella sua città natale, Navelli, a 20 chilometri da L’Aquila. E fu proprio su quest’altopiano che si sviluppò la tradizione del commercio e della coltivazione dello zafferano.
Al genere Crocus sono ascritte un’ottantina di specie, in Liguria possiamo trovarne allo stato spontaneo soltanto quattro: Crocus vernus (Zafferano maggiore o Croco primaverile), Crocus biflorus (Zafferano selvatico), Crocus versicolor (Zafferano della Riviera o Croco screziato), Crocus ligusticus (Zafferano Ligure). Particolare attenzione la merita quest’ultima specie, il cui areale di diffusione comprende i rilievi delle Alpi Liguri e delle Alpi Marittime franco-piemontesi, costituendo così un prezioso endemismo. Il Crocus ligusticus è inoltre una delle specie più grandi del suo genere, è molto vistosa ed appariscente per via degli stimmi sfrangiati che formano una sorta di fiocco rosso, sporgente dal perigonio violetto. È inoltre da segnalare che è l’unico croco a fioritura autunnale tra il mese di settembre e di ottobre. La stessa menzione la merita il Crocus versicolor, anch’esso endemismo delle nostre montagne ma a fioritura primaverile. La sua particolarità sta nella variegatura del suo colore infatti presenta lungo i petali delle striature longitudinali di colore viola scuro.
Dal punto di vista morfologico, i Crocus possiedono un piccolo bulbo sferico sotterraneo dal quale dipartono 2-3 foglie solitamente lunghe e lineari. I fiori, solitamente alti tra i 10 e i 15 cm, sono quasi sempre solitari e inodori, presentano tre sepali ed altrettanti petali in genere di colore violetto, ma a volte anche bianchi. L’habitat è piuttosto vasto, li possiamo trovare nelle praterie umide, nelle faggete e fino ai pascoli alpini al limite della vegetazione. I Crocus fioriscono quando la neve si discioglie ma non è difficile trovarli ancora accerchiati dalla coltre bianca. I fiori presentano un’accentuata sensibilità alle differenze di temperatura, infatti quando il termometro si aggira intorno ai 7 gradi, essi richiudono immediatamente i petali. Inoltre, se la temperatura si stabilizza a livello inferiore, i fiore non si aprono, ricorrendo all'autoimpollinazione all'interno della corolla.
Varie sono le leggende nate attorno al fiore del “Croco”. La più famosa racconta di un giovane mortale di nome Krókos che osò innamorarsi nientemeno che di una Dea: la ninfa Smilax. Costei era però la favorita del dio Ermes, il quale quando scoprì che la bella ninfa corrispondeva l’amore per il giovane, per gelosia, trasformò lui nel fiore viola brillante del Crocus e lei nella pianta, non a caso dalle foglie a forma di cuore della Salsapariglia (Smilax aspera). Per gli appassionati di emblematica floreale, i Crocus sono il simbolo della bellezza giovanile, ma nello stesso tempo, assumono anche il significato di inquietudine, impazienza, speranza e di amicizia nelle avversità.
Valentina Pulinetti nata a Sanremo, dopo la maturità Sociopsicopedagogica al Liceo C. Amoretti di Sanremo, ha conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Genova, discutendo una tesi sui diritti delle donne. Grande appassionata di cavalli pratica l’equitazione n dall’infanzia. Ama praticare l’escursionismo in montagna. Da circa 10 anni con la sua reflex immortala la ora e la fauna in particolare del Ponente ligure. Ha partecipato a diversi concorsi fotografici nazionali ottenendo alcuni premi e riconoscimenti.
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