Itinerari | 20 agosto 2021

Canton Ticino: l'emozione del giro del ponte Tibetano

Sospeso a 130 metri sopra un riale, il ponte Carasc offre una vista su paesaggi interessanti e sensazioni da brivido

Canton Ticino: l'emozione del giro del ponte Tibetano

Non sono necessari 80 giorni e nemmeno una scommessa per girare il mondo. Basta venire in Ticino! Le strade da percorrere sono molteplici, ma dall’Oman allo Utah ci vuole solo un attimo. Sali sull’Express per l’Oriente e viaggia fino al Tibet per poi ritrovarti a Rio de Janeiro. Percorrendo questi itinerari, potrai seguire il tuo destino e compiere la tua grande avventura in questo piccolo angolo esotico che è il Ticino. 

Giro del ponte Tibetano

Anche alle nostre latitudini si può trovare un piccolo pezzo di Tibet. Sospeso a 130 metri sopra un riale si staglia infatti il ponte tibetano Carasc. Paesaggi circostanti diversi, ma sensazioni da brivido simili.  

Questa passeggiata collinare, in una regione che si affaccia sul Piano di Magadino, presenta vari punti di interesse: un lungo percorso tra vigne e cantine che offrono alcuni dei migliori Merlot ticinesi, la visita del nucleo di Curzútt, magnificamente restaurato, testimonianza del tempo in cui la vita quotidiana si svolgeva prevalentemente in collina; la scoperta della chiesetta di San Bernardo, di origine romanica e ricchissima di affreschi; il passaggio da brivido su uno dei ponti tibetani più lunghi della Svizzera (270 metri).

Il percorso inizia tra filari di vigna e boschi di castagni, offrendo una splendida vista sul Piano di Magadino e sul Lago Maggiore, che si intravvede sullo sfondo. Dopo aver attraversato diversi nuclei abitativi, seguendo le indicazioni per Curzútt, si giunge a un ponte tibetano che collega la collina di Sementina con quella sopra Monte Carasso. Di notevole impatto scenografico, il ponte è lungo 270 metri ed è sospeso 130 metri sopra il riale. Il suo attraversamento è reso agevole e sicuro da un camminamento con tavole di larice, da una rete metallica ai lati e da un corrimano posto alla sua estremità.
Proseguendo in direzione di Curzútt, si giunge davanti alla chiesetta romanica di San Bernardo, che sorge su uno spiazzo tra i boschi. Oggi appare isolata, ma un tempo partecipava attivamente alla vita del villaggio. Le sue origini risalgono alla fine dell’XI secolo e l’interno si presenta architettonicamente sobrio, ma ricchissimo di affreschi del Trecento e del Quattrocento, che coprono praticamente tutte le pareti. Curioso in particolare il dipinto dell’Ultima Cena, in cui l’autore propone sulla tavola prodotti locali come i granchi di fiume e le ciliegie. Qualora la chiesetta fosse chiusa, si possono trovare le chiavi all'ostello di Curzútt, poco più avanti lungo il percorso.

Pochi minuti di cammino separano la chiesetta da Curzútt a quota 600 metri, dove si trova anche un ottimo ristorante. Nei secoli scorsi la popolazione non abitava sul Piano come oggi, bensì in collina, sia perché il fiume Ticino straripava frequentemente e lungo le sue rive era facile ammalarsi di malaria, sia per evitare le scorribande degli eserciti che si contendevano Bellinzona, importante via d’accesso alle Alpi.

Lo splendido nucleo di Curzútt con le sue costruzioni in sasso, i suoi orti e i terrazzamenti coltivati a cereali e a vigna è stato magnificamente restaurato negli ultimi anni (oltre 6 milioni di investimento) dalla Fondazione Curzútt - San Barnárd. L’intervento non mirava a creare un museo all’aperto, ma un centro vivo che oggi ospita anche un ostello e un ristorante di ottima qualità. Sono stati ripristinati parecchi edifici, muretti a secco e l’antica mulattiera, e creato un grazioso parco giochi per i più piccoli.

W.A.