Inaugurato il 15 maggio, nel Tempio dell’Enoturista del WiMu di Barolo, il “Racconto infinito” di Barolo Città Italiana del vino 2021. Il Comune di Barolo ha dato ufficialmente il via al programma di momenti ed eventi che caratterizzeranno il borgo di Langa che si è aggiudicato il primo riconoscimento ideato e promosso dall’Associazione Nazionale Città del Vino (di cui Barolo è socio fondatore), patrocinato dal Mipaaf, avendo la meglio su altre sei città candidate.
Il direttore del comitato scientifico della Barolo & Castles Foundation, Tiziano Gaia ha dichiarato: «Inauguriamo la prima città italiana del vino in un luogo magico e simbolico, qui, dove è cominciata l’epopea del vino Barolo. L’idea è quella di partire subito con le prime esposizioni temporanee che faremo girare nei nostri castelli di Langhe e Roero. A luglio e agosto organizzeremo una serie di iniziative tra i "vigneti aperti" e avremo l’annuale appuntamento con la manifestazione promossa dall’Associazione Nazionale Città del Vino "Calici di stelle". Nell’autunno festeggeremo, benché con un anno di ritardo, il decennale del WiMu e in quell’occasione stringeremo gemellaggi con altri musei del vino italiani e internazionali. Allora avremo anche la nuova edizione della Hall of fame del vino italiano, ospiteremo la convention nazionale delle Città del Vino e ci saranno momenti dedicati all’arte, la cultura e il cinema»
Inaugurata ufficialmente anche l’esposizione temporanea “Vigna magica a Barolo” ospitata nella sala degli Stemmi del castello Falletti, lungo il percorso del Museo del Vino che ha riaperto i battenti dopo la lunga chiusura per pandemia ed è visitabile ogni fine settimana. La sala ospiterà per tutto il 2021 due preziose testimonianze della civiltà contadina, frutto di una collaborazione con il Comune di Vesime: una coppia di stele antropomorfe in pietra arenaria, una maschile e l’altra femminile, ciò che rimane di antichi pali di testa dei filari di una vigna, attentamente studiati nel corso degli ultimi quarant’anni dal professor Piercarlo Grimaldi, già rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, che durante la cerimonia ha condiviso con il pubblico il racconto di queste “magiche pietre”.
L’interesse verso questi reperti, peraltro, non è limitato al solo ambiente museale o accademico. Sempre nelle Langhe, nella tenuta di Fontanafredda, è possibile oggi ammirare alcune riproduzioni di stele antropomorfe, realizzate ancora da Gallo, ritornate nel loro ambiente naturale, ossia in un vigneto. Si delinea pertanto un “triangolo magico”, un vero itinerario sulle tracce di ciò che rimane di una cultura antica, che non smette di interrogarci sul significato più profondo del nostro rapporto con la terra e le sue presenze simboliche e vitali.
Secondo il noto antropologo, i pali di testa in pietra sarebbero esempi di folclore e magismo contadino, quel bagaglio di credenze e riti ancestrali su cui si è fondata per secoli la comunità agricola delle Langhe. La vigna di Vesime, in cui sono state ritrovate le pietre, era perimetrata da almeno venti coppie di manufatti simili, con evidente funzione protettiva dalla grandine e dalle malattie della vite. La coppia esposta a Barolo è l’unica sopravvissuta, dopo i lavori di rifacimento del vigneto, che hanno sostituito i pali di testa in pietra con analoghi in legno.
Infine, protagonista del taglio del nastro di Barolo Città Italiana del Vino 2021 è stata anche la comunità locale di Barolo, i cui residenti di ogni generazione, compresi gli alunni della scuola primaria del paese, hanno partecipato nei giorni scorsi a un’anteprima riservata di tour del castello per vedere il nuovo allestimento nella sala degli Stemmi.
Tutti i dettagli sul sito ufficiale: www.barolo-piemonte2021.it